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Materiale scrittorio - Produzione propria  
    
    
Scrittura
Servizî calligrafici



CARTA E SUPPORTI SCRITTORI  
    
   
Indice
1. Premessa

  Lo studio attuale delle tecniche calligrafiche contempla ra- ramente l’analisi degli strumenti scrittorî, limitandosi a brevi descrizioni del calamo, penna d’oca, o pennini metallici; ma ancora più raramente analizza i possibili supporti scrittorî: papiro, pergamena, carta ed altri. Lo studio delle differenze qualitative dei supporti è invece fondamentale in calligrafia, poiché gli esiti della scrittura sono diversi a seconda delle differenze fisico-chimiche dei supporti stessi. La scelta dei supporti scrittorî dovrebbe essere quindi effettuata in base ad una possibile congruenza con le grafie storiche adottate, giac- ché queste non si sarebbero mai evolute nelle forme attual- mente note se fossero state usate su supporti diversi da quel- li storicamente attestati; vale a dire che non avremmo mai avuto una grafia Beneventana, come ora è conosciuta, se si fosse usato ancora il papiro, oppure risulterebbe assurda una Corsiva Inglese o Cresciana su pergamena, data la sua dina- micità ed il suo sviluppo nel tempo in cui la sostituzione della pergamena con la carta era quasi del tutto avvenuta.
  In generale si può dire che i caratteri calligrafici diventano assai statici ed accurati con l’avvento della pergamena, e in- vece appaiono più snelli e dinamici con l’avvento della carta.
  Il rotolo di papiro fu il più grande veicolo culturale dell’an- tichità classica e post-classica; esso fu sostituito lentamente dal codice di pergamena nella tarda antichità e nell’alto me- dioevo, l’inchiostro ferro-gallico sostituì l’inchiostro di ne- rofumo e gomma, e anche prevalse l’uso della penna d’oca, o di uccello in genere, sull’uso del calamo. La carta sostituì la pergamena dal basso medioevo in poi, e divenne il più impor- tante veicolo culturale dell’età moderna; gli inchiostri ferro- gallici rimasero, se pure più fluidi o in versione stilografica, fi-  


 
    
   
no alla metà del secolo XX; i pennini metallici affiancarono la penna d’oca a partire dall’inizio del secolo XVIIII; la penna stilografica si diffuse all’inizio del secolo XX.
  Attualmente il supporto scrittorio papiraceo è in disuso; quello che si produce in Sicilia non ha nulla a che vedere con il papiro classico e post-classico del mondo Greco-Romano; la pergamena si ritrova in vendita malagevolmente; seppure sia un supporto importantissimo e molto valido per la calligra- fia, e dovrebbe essere usato per tutte le grafie appartenenti al periodo storico in cui esso fu predominante; la carta è in- vece disponibile in molte varietà; ma è doveroso ricordare che la sua costituzione fisico-chimica attuale è ben diversa da quella che aveva dal basso medioevo fino alla metà del secolo XVIIII.


2. Cenni storici sulla carta.

  Il termine italiano “carta” proviene dal latino “CHARTA”, che, nella Roma classica, indicava il supporto scrittorio otte- nuto dalla lavorazione del papiro, mentre il termine inglese “paper” e il francese “papier” provengono dal latino “PAPY- RVS”, che ebbe un mutamento semantico nel basso medioe- vo e nel rinascimento: ciò è dovuto ad una certa affinità che il supporto papiraceo e quello cartaceo presentavano quanto al- l’origine vegetale, aspetto e consistenza.
  Si ritiene tradizionalmente che la carta ebbe origine in Cina nel II secolo d.C.; ma, in seguito ad alcuni ritrovamenti ar- cheologici, si è potuto stabilire che essa era già in uso nel II secolo a.C.
  Nel V secolo, la carta arrivò nell’Asia centrale e nel VI se- colo, in India; all’inizio del VII secolo si diffuse in Corea e,  


poco dopo, in Giappone, dove la produzione avrà un notevole sviluppo qualitativo e si manterrà prestigiosa nel corso dei secoli.
  L’introduzione della carta, nel mondo arabo, avvenne nel- l’VIII secolo a Samarcanda, quando alcuni cinesi, prigionieri degli arabi, vincitori nel Turkestan, ne rivelarono le tecniche di fabbricazione, le quali arrivarono poi a Baghdad e Damas- co. In Egitto, la carta sostituì il papiro a partire dall’inizio del secolo X e, attraverso l’Africa settentrionale, raggiunse la Spagna nel secolo XI, l’Italia nel XII, la Francia nel XIIII e così via, fino ad arrivare in tutti gli altri stati dell’Europa.
  Tuttavia la carta non sostituì la pergamena in breve tempo; la sua diffusione fu infatti inizialmente ostacolata, specialmen- te dal mondo cattolico, che ad essa attribuiva un’origine bar- bara ed infedele; inoltre le pratiche scrittorie non si erano ancora adattate ai supporti cartacei; questi tolleravano meno della pergamena la raschiatura; e, soprattutto, le teniche ara- be di fabbricazione della carta non erano ancora così perfe- zionate perché questa presentasse una durevolezza simile a quella della pergamena.
  I produttori italiani, e specialmente i cartai della manifat- tura di Fabriano, di cui si ha già testimonianza nella seconda metà del secolo XIII, apportarono però notevoli modifiche migliorative alle tecniche di lavorazione degli stracci (materia prima) e, soprattutto, alla tecnica della collatura dei foglî, che, nella produzione araba, era effettuata con colla d’amido e mal si prestava a conferire durevolezza; infatti i foglî erano sog- getti ad un certo deterioramento, causato dall’attacco di mi- croorganismi. L’innovazione della collatura con gelatina ani- male ovviava invece a tale problema ed inoltre rendeva il supporto ancora più idoneo a ricevere la scrittura, che ancora veniva effettuata a mano.



 
    
   
  In virtù delle nuove caratteristiche, la carta riuscì ad im- porsi definitivamente, e nel rinascimento, con l’avvento della stampa, sostituì affatto la pergamena.


3. Costituzione e caratteristiche della carta.

  Le materie prime, usate per fabbricare l’antica carta cine- se, erano il bambù, la corteccia di gelso o le reti da pesca; mentre la carta giapponese era costituita per lo più da fibre vegetali ricavate dalla scorza del MORVS·PAPYRIFERA·SA- TIVA, detto anche albero della carta. Nel mondo arabo ed in Europa vennero usati, invece, stracci di lino, canapa o cotone, che venivano sminuzzati, lasciati macerare nei marcitoi e ri- dotti successivamente in pasta con azioni meccaniche; intor- no alla metà del secolo XVIIII, a causa della carenza di mate- ria prima, si iniziò a sostituire gli stracci con il legno, che ve- niva ridotto in pasta con azioni abrasive e chimiche. Con l’uti- lizzazione del legno e la collatura con colofonia, che sostituì la gelatina animale dall’inizio del secolo XVIIII, la produzione di carta fu notevolmente incrementata, a scapito però della qua- lità del prodotto finale, che era destinato a risultare molto meno durevole.
  La carta europea, medioevale o attuale, è composta prin- cipalmente da cellulosa, emicellulosa e lignina, oltre che da possibili sostanze secondarie quali collanti, cariche minerali, coloranti, agenti sbiancanti e addittivi varî; la cellulosa confe- risce al foglio una maggiore resistenza e durevolezza, l’emi- cellulosa ne favorisce la compattezza; ma ne diminuisce la re- sistenza se è presente in quantità elevata; la lignina ne dimi- nuisce la resistenza e la durevolezza, essendo molto sensibile alla luce e ad altri agenti esterni.



  Per confrontare qualitativamente la carta attuale con quella anteriore al secolo XVIIII, si possono analizzare le sostanze componenti le materie prime: il lino è composto da cellulosa 85%, emicellulosa 15%, lignina 5%; il cotone, da cellulosa 96%, emicellulosa 3%, lignina 1%; il legno dolce, da cellulo- sa 50%, emicellulosa 20%, lignina 30%; il legno duro, da cel- lulosa 50%, emicellulosa 30%, lignina 20%. Da questi dati ri- sulta che la carta ottenuta dagli stracci è più resistente e du- revole di quella ottenuta dal legno, e anche l’esperienza ha dimostrato che la carta medioevale, o di qualche secolo fa, e- ra qualitativamente migliore della carta prodotta attualmen- te; quella poteva resistere per secoli, questa, soltanto per anni.


4. Consiglî sull’acquisto della carta da scrivere.

  Attualmente si trovano in vendita innumerevoli tipi di carta da scrivere; molti di questi sono di marca famosa e sono an- che molto belli nell’aspetto; ma, diversamente da quanto ci si dovrebbe aspettare, non sono buoni supporti scrittorî, perché a causa della collatura scadente assorbono troppo inchiostro e fanno sì che il tratto risulti grossolano e tutto lo scritto più brutto a vedersi, quantunque si usino buoni pennini, buoni inchiostri, e si abbia un buon ductus calligrafico.
  è generalmente nota la prescrizione del Galateo per cui, se un invito può anche essere stampato in tipografia, il corris- pondente indirizzo su busta deve essere rigorosamente scrit- to a mano, quantomeno con una penna stilografica, se non con un pennino; quindi, se le buste devono avere l’ufficio di rice- vere inchiostro fluido, non si capisce perché siano prodotte senza un’adeguata collatura... Che senso ha comperare carta  


 
    
   
di bell’aspetto, se su questa non si potrà scrivere niente di e- steticamente decente?... Del resto, chi acquista carta costosa e di marca famosa tende a non diffidare della qualità, e chi non si è mai occupato di calligrafia difficilmente può ipotizzare possibili inconvenienti tecnici; così la produzione di carta co- stosa, famosa e scadente, può continuare imperturbata, a sca- pito degli acquirenti e dell’estetica generale di ciò che si do- vrà scrivere.
  Quando si vuole acquistare carta in quantità notevole, e specialmente molte buste, sulle quali dovranno essere scritti indirizzi, è molto importante ed utile osservare bene il pro- dotto ed effettuare una prova di scrittura; a tal fine si può usa- re una penna stilografica o, meglio ancora, un pennino metal- lico a punta piatta ed inchiostro fluido. Qualora si usi un pen- nino metallico, il foglio deve essere appoggiato su di una su- perficie inclinata di 30°~45° rispetto all’orizzontale; il movi- mento della punta deve essere eseguito dall’alto verso il bas- so con varie inclinazioni, e per questo si può fare riferimento al ductus di una “s”; la pressione esercitata non deve essere eccessiva; ma soltanto sufficiente ad assicurare il continuo contatto della punta con la superficie del foglio.
  Se il tratto tende ad allargarsi, ovvero la sua larghezza ri- sulta maggiore di quella della punta, se è poco netto e defi- nito nei bordi, differendo molto poco per dimensione secondo diverse inclinazioni, la carta in esame non è buona per la scrittura in calligrafia e dovrebbe essere perentoriamente ri- cusata. Se invece il tratto ottenuto è ben netto, definito, co- stante nell’intensità del colore e presenta differenti larghezze secondo diverse inclinazioni, la carta in esame è da conside- rarsi un buon supporto scrittorio.
  L’ottima carta è ovviamente quella prodotta con criterî me- dioevali, ovvero quella derivante da stracci, la cui collatura è  


effettuata con colla di origine animale: costituita principal- mente da glutina e condrina; buona può essere la carta che, quantunque sia prodotta con criterî moderni, abbia ricevuto una collatura equilibrata e non abbia subìto cariche di additivi, i quali, per la loro natura chimica, possano compromettere la qualità del colore dell’inchiostro, oppure provochino inconve- nienti di altro genere nella pratica scrittoria.

  Nando Torelli


 
    
   
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Inizio
1. Premessa
2. Cenni storici sulla carta.
3. Costituzione e caratteristiche della carta.
4. Consiglî sull’acquisto della carta da scrivere.


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SERVIZI CALLIGRAFICI

Si scrivono a mano indirizzi su buste per partecipazioni nuziali ed inviti varî.
La grafia Corsiva Inglese è la più richiesta ed indicata.
Prezzi: indirizzi in Corsivo Inglese: € 1.50 l’uno; indirizzi in Grafia Italica: € 2.25 l’uno.
Non si eseguono scritture su carta di Amalfi.

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